Per chi non fa già parte della nostra Comunità, per chi abita lontano e desidera comunque condividere la nostra spiritualità, vivere in comunione con la nostra Missione la preghiera di lode, l'ascolto della Parola Viva che ti porta ad un incontro vero con Gesù Signore e Salvatore della tua vita, condividere le proprie esperienze di vita e di evangelizzazione e lasciare che siano illuminate dalla luce del Vangelo, sono nati i Cenacoli di Preghiera “Shekinah D. M.” per la nuova evangelizzazione.
Iniziare un Cenacolo nella propria casa è molto semplice: si tratta di portare avanti degli Incontri con cadenza settimanale, nei quali vari giovani o adulti insieme oppure più famiglie, conoscenti o amici condividano il desiderio di riunirsi per pregare, conoscere Gesù, entrare nel segreto della Sua gioia e lasciarsi incendiare dal fuoco del Suo amore e condividere con Lui lo zelo nell’annunciare il Vangelo. Gesù lo ha promesso: "Dove due o più sono radunati nel Mio Nome, Io sono in mezzo a loro".
Le linee guida dell' Incontro di Preghiera, che ha la durata di 60/90 minuti, sono indicate direttamente da Don Francesco, secondo la spiritualità che è propria della nostra Missione e tenendo conto delle varie necessità di personale incontro con Dio, di intercessione per le necessità di ogni uomo, in unione alla alla Chiesa per la nuova evangelizzazione.
L’Anno della Fede 2012 - 2013, è stato un dono per tutti noi cristiani perché “tutti possano approfondire la conoscenza del mistero di Cristo e testimoniare con gioia il dono della fede in Lui”. È stato questo l’auspicio che Benedetto XVI aveva affidato alla preghiera ed all’azione pastorale della Chiesa.
Benedetto XVI nelle sue ultime Udienze Generali, aveva sviluppato una riflessione specifica sull’Anno della Fede e sulle responsabilità che esso comportava per i cristiani. Ne sottolineiamo alcuni passaggi importanti: Andare in battaglia in chiara situazione di svantaggio non è cosa che faccia stare tranquillo né un generale, né l’ultimo dei fanti. A meno che non si sappia di poter contare su un alleato di schiacciante superiorità. L’Anno della Fede conteneva per chi crede lo spirito di questa sfida: un combattimento in condizioni di ambiente sempre più spesso ostile, dunque con le difficoltà e anche i timori, indotti dall’inferiorità numerica - ma con la certezza che chi combatte di fianco ha la forza dell’onnipotenza.
Non per niente, nell’aprire l’Anno della Fede, Benedetto XVI aveva spinto i cristiani nei “deserti del mondo contemporaneo”, laddove cioè la terra della fede ha le crepe della siccità anche tra i battezzati: “Il cristiano oggi spesso non conosce neppure il nucleo centrale della propria fede cattolica, del Credo, così da lasciare spazio ad un certo sincretismo e relativismo religioso, senza chiarezza sulle verità da credere e sulla singolarità salvifica del cristianesimo (...)
Dobbiamo, invece, tornare a Dio, al Dio di Gesù Cristo, dobbiamo riscoprire il messaggio del Vangelo, farlo entrare in modo più profondo nelle nostre coscienze e nella nostra vita quotidiana”. (Udienza generale, 17 ottobre 2012). Spesso la fede, affermava il Pontefice, “è vissuta in modo passivo e privato” e questa remissività è alla base della “frattura” che esiste “tra fede e vita”. Eppure, aveva ribadito di recente Benedetto XVI, per rendere efficace l’annuncio di Gesù agli altri non c’è mai stato bisogno del piedistallo di una cattedra: “L’evangelizzazione, infatti, non è opera di alcuni specialisti, ma dell’intero Popolo di Dio, sotto la guida di Pastori. Ogni fedele, nella e con la comunità ecclesiale, deve sentirsi responsabile dell’annuncio e della testimonianza del Vangelo”. (Discorso Congregazione per i vescovi, 20 settembre 2012)
Nell’intenzione di preghiera, inoltre, il Papa utilizza una parola che spesso passa inosservata, o viene considerata una sorta di “guarnizione” estetica al concetto dell’evangelizzazione, ovvero il fatto di testimoniare con “gioia”. Per far breccia nei muri di indifferenza verso Dio, ebbe a dire Benedetto XVI, c’è bisogno di cristiani “entusiasti della propria fede”.
Un entusiasmo, però, tutt’altro che ingenuo: “La gioia cristiana scaturisce pertanto da questa certezza: Dio è vicino, è con me, è con noi, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, come amico e sposo fedele.
E questa gioia rimane anche nella prova, nella stessa sofferenza, e rimane non in superficie, bensì nel profondo della persona che a Dio si affida e in Lui confida”. (Angelus, 16 dicembre 2007)
Chiarito il contesto della sfida - e la natura della fiducia da portare nel cuore - Benedetto XVI enumera le armi con cui combatterla:
“Non bastone, né sacca, né pane, né denaro, non due tuniche - come dice il Signore agli Apostoli inviandoli in missione - ma il Vangelo e la fede della Chiesa, di cui i documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II sono luminosa espressione”. (Apertura Anno della Fede, 11 ottobre 2012)
Alla luce dell’ Anno della Fede e del Sinodo dei Vescovi celebratosi nell’ottobre del 2012 nella cui 7° Proposizione finale si chiarisce che: “L’evangelizzazione può essere compresa sotto tre aspetti. In primo luogo, l’evangelizzazione ad gentes è l’annuncio del Vangelo a coloro che non conoscono Gesù Cristo.
In secondo luogo, essa anche include la continua crescita della fede che è la vita ordinaria della Chiesa. Infine, la nuova evangelizzazione si rivolge soprattutto a coloro che si sono allontanati dalla Chiesa.” E poi al n° 51 si ricorda che: “ Nella Nuova Evangelizzazione, i giovani non sono solo il futuro ma anche il presente (e il dono) nella Chiesa. Essi non sono solo destinatari ma anche agenti di evangelizzazione, in particolare con i loro coetanei” .
Sulla stessa linea, fin dai primi giorni del suo pontificato, si è inserito Papa Francesco quando ha ribadito con forza la Domenica 15 aprile 2013 nella Basilica di S. Paolo fuori le mura: “...E noi? Siamo capaci di portare la Parola di Dio nei nostri ambienti di vita?
Sappiamo parlare di Cristo, di ciò che rappresenta per noi, in famiglia, con le persone che fanno parte della nostra vita quotidiana?
La fede nasce dall'ascolto, e si rafforza nell'annuncio.... questo vale per tutti: il Vangelo va annunciato e testimoniato. Ciascuno dovrebbe chiedersi: Come testimonio io Cristo con la mia fede? Ho il coraggio di Pietro e degli altri Apostoli di pensare, scegliere e vivere da cristiano, obbedendo a Dio?
Ricordiamolo bene tutti: non si può annunciare il Vangelo di Gesù senza la testimonianza concreta della vita. Chi ci ascolta e ci vede deve poter leggere nelle nostre azioni ciò che ascolta dalla nostra bocca e rendere gloria a Dio!”.
La CSDM ha accolto questo caloroso invito ed ha istituito il 6 gennaio 2013 i "Cenacoli di Preghiera “Shekinah D. M.” dei Giovani e degli Adulti" sapendo che dalla preghiera parte la grazia e la potenza dello Spirito Santo per una nuova evangelizzazione dei nostri giovani, come pure degli adulti.