Le forme del culto a Gesù Misericordioso
L’Essenza del Culto della Divina Misericordia
L’essenza del culto della Divina Misericordia è l’atteggiamento di fiducia nei confronti di Dio, che si esprime nel compiere la volontà di Dio contenuta nei comandamenti e nei doveri del proprio stato. La seconda componente indispensabile di questo culto è la pratica della misericordia verso il prossimo. Gesù ha chiesto a S. Faustina K. che tutti i devoti facciano almeno un atto di misericordia verso il prossimo al giorno: attraverso azione, parola o preghiera.
Le forme di culto della Divina Misericordia trasmesse attraverso S. Faustina K. sono le seguenti:
1. l’Immagine di Gesù Misericordioso;
2. la Festa della Domenica della Divina Misericordia;
3. la Corona alla Divina Misericordia;
4. l’Ora della Misericordia;
5. la diffusione del Culto della Divina Misericordia.
Ad esse sono legate le promesse particolari per coloro che compiono i vari atti di culto alla Divina Misericordia, che sorgono dall’atteggiamento di fiducia in Dio e di carità verso il prossimo.
Tutte le altre preghiere estratte dal Diario di S. Faustina K. sono atti di devozione alla Divina Misericordia, la cui essenza sta nella fiducia; tuttavia a queste preghiere non sono legate le promesse di Gesù, ma solo alle nuove forme di culto.
(dal Centro di Spiritualità della Divina Misericordia, via dei Penitenzieri 12, Roma)
L’IMMAGINE DI GESU’ MISERICORDIOSO
Il quadro di Gesù Misericordioso riproduce la visione avuta da S. Faustina K. il 22 febbraio 1931: <La sera, stando nella mia cella, vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido […] Dopo un istante, Gesù mi disse:“Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù, confido in te!”> (L.E.V. 47).
Tre anni dopo E. Kazimiowski dipinse l’immagine di Gesù Misericordioso con due raggi, l’uno rosso e l’altro pallido, che escono dal Cuore trafitto.
Gesù stesso ne spiegò il significato: “
Il raggio pallido rappresenta l’Acqua che giustifica le anime; il raggio rosso rappresenta il Sangue che è la vita delle anime… Entrambi i raggi uscirono dall’intimo della mia misericordia, quando sulla croce il mio cuore, già in agonia, venne squarciato con la lancia” (L.E.V. 299)
Dell’immagine Gesù disse: <Porgo agli uomini il recipiente col quale debbono venire ad attingere le grazie alla sorgente della misericordia. Il recipiente è quest’immagine con la scritta: “Gesù, confido in te!”>
(L.E.V. 327).
E ancora: “Dì al confessore che quest’immagine deve venire esposta in chiesa […]. Attraverso quest’immagine concederò molte grazie alle anime, perciò ogni anima deve poter accedere ad essa” (L.E.V. 570).
E infine: “Prometto che l’anima, che venererà quest’immagine, non perirà […]Io stesso la difenderò come mia gloria” (L.E.V. 48)
LA SANTA MESSA DELLA FESTA
DELLA DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA
La festa che Gesù domanda per la seconda domenica di Pasqua non è di carattere strettamente liturgico, ma piuttosto pastorale. Si tratta di destare l’interesse dei fedeli a riconoscere la misericordia di Dio e a rispondere al dovere di “far Pasqua”. E’ la gioia del Padre che “fa festa” per il ritorno dei figlioli prodighi. Non è possibile in noi una vera conversione senza partecipazione a questa gioia (cfr. Luca 15, 1-2; 15,6; 15,9; 15,31)
I testi liturgici, assegnati attualmente alla Messa di questa domenica, corrispondono perfettamente alla teologia della Misericordia nei termini usati dall’apostolo Giovanni e che S. Faustina K. ha condensato in una particolare raffigurazione.
Tutti conoscono l’immagine del Gesù risorto nella sua candida veste, con la mano destra nell’atto dell’assoluzione e la sinistra che apre il varco al Sangue e all’Acqua, trasfigurati in due raggi di luce, chiaro l’uno e l’altro rosso.
E’ un richiamo visibile all’invisibile presenza del Risorto, un invito ad accettare ed attuare la nostra redenzione attraverso i sacramenti e l’amore vicendevole, con ferma fede in quel mondo soprannaturale che ci è promesso e che san Giovanni chiama “vita eterna”.
Attraverso l’immagine , i fedeli piegano il ginocchio alla verità in cui hanno fede, adorano con essa il Salvatore.
Per capirlo, basta aprire il messale alla seconda Domenica di Pasqua.
L’antifona d’ingresso è un invito all’umiltà e alla fiducia, che sono le virtù fondamentali per aprire i cuori al culto della Misericordia: “Come bambini appena nati, bramate il puro latte spirituale, che vi faccia crescere verso la salvezza. Alleuja!”
Nessun riferimento a Dio è più eloquente di questo suo materno atteggiamento nei confronti dell’intera umanità, per ricordarci che la sua Misericordia ci fece “nascere un’altra volta”, dandoci con ciò il “potere di diventare figli di Dio”.
Nell’orazione, invochiamo Dio “di eterna misericordia” affinché grazie alle ricorrenze pasquali, “comprendiamo l’inestimabile ricchezza del battesimo che ci ha purificati, dello Spirito che ci ha rigenerati e del Sangue che ci ha redenti”.
L’orazione allude qui evidentemente alla triplice “testimonianza” che, secondo san Giovanni, danno alla misericordia redentrice: “lo Spirito”, “l’Acqua” e “il Sangue”, di cui leggiamo in una delle letture assegnate a questo giorno ( 1 Gv 5,7).
Ben si adattano all’argomento anche le altre letture alternative, dove si legge, per esempio, che “Dio ci ha rigenerati con la sua grande Misericordia, mediante la risurrezione di Gesù”, o dove si descrive la vita di vicendevole bontà dei primi cristiani fra di loro.
Approfondiamo questi testi e il nostro cuore s’aprirà spontaneo all’inno della Misericordia redentrice come fa il salmo responsoriale: “Celebrate il Signore perché è buono, perché eterna è la sua Misericordia”.
Nel brano del Vangelo oggi incontriamo addirittura l’immagine del Salvatore misterioso come Maria Faustina lo scorse nella sua visione :“Mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi! Detto questo mostrò loro le ani e il costato […] alitò su di loro e disse :Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete non saranno rimessi!” (Gv 20,19-22).
Alla fine risuona quella professione di fede nella divinità di Gesù da parte di Tommaso, che noi traduciamo, con altre parole e lo stesso sentimento, nel “Gesù, confido in te!”.
E’ il caso di dire, come ci propongono oggi canti dopo le letture: “Abbiamo contemplato, o Dio, le meraviglie del tuo amore… Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza”.
Giustamente sant’Agostino, predicando in questa stessa Ottava di Pasqua ai suoi fedeli, la definiva “solennità che compendia la salvezza” (Sermo Dom. in albis).
I testi liturgici, infatti, oggi si prestano con facilità ad un commento sacerdotalesull’argomento della Divina Misericordia.
Il senso pastorale da dare a questa festa è bene espresso anche all’orazione dopo la santa Comunione: “Dio onnipotente, la forza del sacramento pasquale che abbiamo ricevuto continui a operare nella nostra anima”.
Preghiamo, cioè, affinché la “Pasqua che abbiamo ricevuta” mediante i sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucarestia continui ad animare dall’interno il nostro agire, e “quelli che vivono quaggiù non vivano ormai più per se stessi, ma per lui che per essi è morto ed è risorto” ( 2 Cor 5,15).
Interpretata così, il Culto alla Divina Misericordia e la “devozione” a Gesù Misericordioso altro non è che il punto di partenza e di arrivo di tutta la vita del cristiano.
Condizioni per la
Celebrazione della festa
Le grazie promesse da Gesù Cristo per la Festa della Domenica della Divina Misericordia possono essere ottenute partecipando alla santa Messa e ricevendo la santa Comunione, dopo essersi accostati alla santa Confessione: “Figlia mia, parla a tutto il mondo della mia inconcepibile Misericordia. Desidero che la Festa della Misericordia sia il riparo e rifugio per tutte le anime e specialmente per i poveri peccatori. In quel giorno sono aperte le viscere della mia Misericordia; riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della mia Misericordia. L’anima che si accosta alla Confessione ed alla santa Comunione, riceve il perdono totale delle colpe e delle pene. In quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine. Nessuna anima abbia paura di accostarsi a me, anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto. La mia Misericordia è talmente grande che nessuna mente, né umana né angelica, riuscirà a sviscerarla, pur impegnandovisi per tutta l’eternità. Tutto quello che esiste è uscito dalle viscere della mia Misericordia. Ogni anima nei miei confronti rifletterà per tutta l’eternità sul mio amore sulla mia Misericordia. La festa della Misericordia è uscita dalle mie viscere; desidero che venga celebrata solennemente la prima domenica dopo Pasqua. L’umanità non troverà pace finché non si rivolgerà alla sorgente della mia Misericordia”(L.E.V. 699).
1. Il sacramento della Riconciliazione
“Quando ti accosti alla santa Confessione – dice Gesù a S. Faustina K. – a questa sorgente della mia misericordia, scendono sempre più sulla tua anima il mio Sangue ed Acqua, che uscirono dal mio Cuore e nobilitano la tua anima. Ogni volta che vai alla santa Confessione immergiti tutta nella mia Misericordia con grande fiducia, in modo che io possa versare sulla tua anima l’abbondanza delle mie grazie.
Quando vai alla confessione sappi che Io stesso ti aspetto in confessionale. Mi copro soltanto dietro il sacerdote, ma sono Io che opero nell’anima. Lì la miseria dell’anima s’incontra col Dio della Misericordia. Dì alle anime che da questa sorgente della Misericordia possono attingere le grazie unicamente col recipiente della fiducia. Se la loro fiducia sarà grande, la mia generosità non avrà limiti. I rivoli della mia grazia inondano le anime umili. I superbi sono sempre nell’indigenza e nella miseria, poiché la mia grazia si allontana da loro e va verso le anime umili” (L.E.V. 1602).
“Dì alle anime dove debbono cercare le consolazioni, cioè nel tribunale della Misericordia. Lì avvengono i più grandi miracoli che si ripetono continuamente. Per ottenere questo miracolo non occorre fare pellegrinaggi in terre lontane né celebrare solenni riti esteriori, ma basta mettersi con fede ai piedi di un mio rappresentante e confessargli la propria miseria ed il miracolo della Divina Misericordia si manifesterà i tutta la sua pienezza. Anche se un’anima fosse in decomposizione come un cadavere ed umanamente non ci fosse alcuna possibilità di risurrezione e tutto fosse perduto, non sarebbe così per Dio: un miracolo della Divina Misericordia risusciterà quest’anima in tutta la sua pienezza. Infelici coloro che non approfittano di questo miracolo della Divina Misericordia! Lo invocherete invano, quando sarà troppo tardi!” (L.E.V. 1448).
2. La santa Comunione
Le grazie promesse da Gesù Cristo per la Festa della Domenica della Divina Misericordia possono essere ottenute partecipando alla santa Messa e ricevendo la santa Comunione, alla quale è legata la promessa della remissione di tutti i peccati.
“Desidero unirmi con le anime umane – confida Gesù a S. Faustina K. - ; la mia delizia è unirmi con le anime. Sappi, figlia mia, che quando nella santa Comunione vengo in un cuore umano, ho le mani piene di grazie di ogni genere e desidero donarle all’anima; ma le anime non mi prestano nemmeno attenzione. Mi lasciano solo e si occupano d’altro. Oh, quanto è triste per me che le anime non conoscano l’Amore” (L.E.V. 1385)
“Quanto mi addolora che le anime si uniscano così poco a me nella santa Comunione! Attendo le anime ed esse sono indifferenti verso di me. Le amo con tanta tenerezza e sincerità, ed esse non si fidano di me. Voglio colmarle di grazie, ma esse non vogliono riceverle. Trattano con me come con una cosa inerte, eppure ho un cuore pieno d’amore e di misericordia” (L.E.V. 1447).
LA DIFFUSIONE DEL CULTO
DELLA DIVINA MISERICORDIA
In molte maniere Gesù esorta S. Faustina K. a far conoscere al modo la sua infinita bontà e misericordia : “…Figlia mia, parla al mondo della mia Misericordia. Che conosca tutta l’umanità la mia insondabile Misericordia. Questo è un segno per gli ultimi tempi, dopo i quali arriverà il giorno della giustizia. Fintanto che c’è tempo ricorrano alla sorgente della mia Misericordia, approfittino del Sangue ed Acqua scaturiti per loro” (L.E.V. 848).
“Prima che io venga come Giudice giusto, spalanco la porta della mia Misericordia. Chi non vuole passare attraverso la porta della Misericordia, deve passare attraverso la porta della mia giustizia” (L.E.V. 1146).
Anche noi siamo da Gesù invitati a renderci apostoli della sua Misericordia: “Le anime che diffondono il culto della mia Misericordia, le proteggo per tutta la vita, come una tenera madre protegge il suo bimbo ancora lattante, e nell’ora della morte non sarò per loro Giudice, ma Salvatore misericordioso” (L.E.V. 1075).
Una promessa particolare Gesù l’ha riservata per i sacerdoti che diffondono il culto della Divina Misericordia: “I peccatore induriti si inteneriranno alle loro parole, quando essi parleranno della mia sconfinata Misericordia e della compassione che ho per loro nel mio Cuore. Ai sacerdoti, che proclameranno ed esalteranno la mia Misericordia, darò una forza meravigliosa, unzione alle loro parole e commuoverò i cuori ai quali parleranno” (L.E.V. 1521).
La fiducia in Gesù e nel suo amore misericordioso è la cosa primaria da far capire alle anime:“Desidero concedere grazie inimmaginabili alle anime che hanno fiducia nella mia Misericordia”(L.E.V. 687). “Ho aperto il mio Cuore come una viva sorgente di misericordia: tutte le anime vi attingano la vita, si avvicinino con grande fiducia a questo mare di misericordia. I peccatori otterranno la giustificazione ed i giusti verranno rafforzati nel bene” (L.E.V. 1520).
La fiducia è una condizione essenziale per poter ricevere le grazie di Dio: “Le grazie della mia Misericordia si attingono con un solo recipiente e questo è la fiducia. Più un’anima ha fiducia, più ottiene. Sono di grande conforto per me le anime che hanno una fiducia illimitata, e su tali anime riverso tutti i tesori delle mie grazie. Sono contento quando chiedono molto, perché è mio desiderio dare molto, anzi moltissimo” (L.E.V. 1076).
Gesù pretende che chi diffonde il culto della Divina Misericordia sia il primo a metterla in pratica nella vita quotidiana: “Esigo da te – dice Gesù a S. Faustina K. – atti di misericordia, che debbono derivare dall’amore verso di me. Devi mostrare misericordia sempre ed ovunque verso il prossimo: non puoi esimerti da questo, né ritirarti, né giustificarti. Ti sottopongo tre modi per dimostrare misericordia verso il prossimo: il primo è l’azione, il secondo è la parola, il terzo la preghiera. In questi tre gradi è racchiusa la pienezza della misericordia ed è una dimostrazione irrefutabile dell’amore verso di me. In questo modo l’anima esalta e rende culto alla mia Misericordia” (L.E.V. 742).
“Desidero che questa Misericordia si riversi sul mondo intero tramite il tuo cuore. Chiunque si avvicina a te, non parta senza la fiducia nella mia Misericordia… Prega quanto puoi per gli agonizzanti: impetra loro fiducia nella mia misericordia […] Sappi che la grazia della salvezza eterna di alcune anime, all’ultimo momento, è dipesa dalle tue preghiere” (L.E.V. 1777).
PREGHIERA
PER FAR CONOSCERE E GLORIFICARE
LA MISERICORDIA INFINITA DI DIO
“O amore eterno, desidero che ti conoscano tutte le anime che hai creato. Desidererei diventare sacerdote; parlerei incessantemente della tua Misericordia alle anime peccatrici, immerse nella disperazione.
Desidererei essere un missionario e portare la luce della fede nei paesi selvaggi per farti conoscere alle anime e morire annientata per loro con la morte del martirio, con la quale sei morto Tu, per me e per loro.
O Gesù, so inoltre molto bene che posso essere sacerdote, missionario, predicatore; posso fare la morte dei martiri col mio totale annientamento ed il rinnegamento di me stessa per amor tuo, o Gesù, e delle anime immortali” (L.E.V. 302).
“Quello che desidero più ardentemente, è che le anime conoscano te; che sappiano che Tu sei la loro felicità; che credano alla tua bontà e glorifichino la tua Misericordia infinita” (L.E.V. 305).